Maderna Musica su 2 dimensioni

Maderna, durante i corsi estivi di Darmstadt presentò le B.A.C.H. Variationen per due pianoforti. A Darmstadt Maderna entrò in contatto con molti autori, che rivestiranno un ruolo importante nell’evoluzione della musica del secolo XX: Pierre Boulez, Olivier Messiaen, John Cage, Karlheinz Stockhausen e Henri Pousseur. Inoltre numerose furono le frequentazioni con importanti interpreti della nuova musica, come il flautista Severino Gazzelloni, per il quale scrisse Musica su due dimensioni.

Filmato: “Musica su 2 dimensioni”

Musica su due dimensioni delinea un particolarissimo dialogo tra uomo e tecnica, tra suono del flauto realizzato dal vivo e suono del flauto registrato su nastro. Ambedue le parti, inoltre, hanno un carattere e una struttura spiccatamente “aperti”: «mentre il flautista alterna parti scritte in notazione tradizionale ad altre aleatorie, così egli si accorda con il tecnico anche per scegliere quale parte del lungo nastro a disposizione utilizzerà in quanto idonea ad essere “solcata” dalle figurazioni strumentali

Organico

  • flauto, percussioni

Informazioni creative

  • 21 luglio 1952, Germania, Darmstadt, di Severino Gazzelloni e Romolo Grano.

Informazioni sull’elettronica
Dispositivo elettronico: suoni fissi su un supporto

Musica su due dimensioni fu il primo in assoluto a prevedere l’interazione tra un musicista dal vivo ed un nastro registrato

Il suo primo contatto diretto con nastri e generatori di frequenze risale al 1952 e alla composizione di Musica su due dimensioni, per flauto, nastro magnetico e piatto. La concezione del brano, realizzato presso l’Institut für Phonetik und Kom- munikationsforschung dell’Università di Bonn con l’assistenza di Werner Meyer-Eppler, era all’epoca pressoché inedita e partiva dalla volontà di tentare una sintesi tra suoni artificiali e suoni strumentali. Sebbene l’esperimento fosse tentato in un momento in cui i tempi non erano ancora maturi e gli ambiti d’espressione sonori elettronici troppo acerbi e diversi da quelli strumentali, è comunque importante notare come fin dall’inizio le sperimentazioni di Maderna si distinguessero da quelle condotte pressoché in parallelo da Pierre Boulez o Karlheinz Stockhausen. A differenza di questi, infatti, per Maderna l’adozione di processi di combinazione e distribuzione delle strutture propri della tecnica seriale presupponeva un “dialogo” tra le “due dimensioni”, quella strumentale e quella elettronica, e non la radicale esclusione che, soprattutto agli inizi, caratterizzava gli esperimenti di marca tedesca. E questa interazione – benché fallita in questa prima prova – fu cercata con ostinazione malgrado le difficoltà di combinare insieme i due livelli sonori fossero tali e tante da essere percepite e tematizzate dallo stesso compositore, consapevole fin dall’inizio dell’impossibilità di poter “contemporaneamente usare un nuovo mezzo e cercare un tentativo di sintesi di tutte le nostre trovate e ricerche” tecniche ed espressive. Consapevole, soprattutto, di essere per la prima volta “certamente al limite di un mondo”.

Dopo l’incarico a Venezia, assieme a Luciano Berio ed al tecnico Marino Zuccheri fondò lo Studio di fonologia musicale della Rai a Milano; assieme a Berio fondò pure la rivista Incontri musicali. Parallelamente a ciò, tenne diversi congressi e promosse manifestazioni e concerti con lo scopo di promuovere la musica contemporanea, svolgendo anche attività didattica (tenne alcuni corsi di composizione dodecafonica presso il conservatorio di Milano e dei seminari presso la Darlington’s Summer School of Music).

Approfondimenti (slides)

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